GRAVINA NEL MIRINO DEI CLUB E DELLA POLITICA

19 Ottobre 2023 alle 15:08

Il presidente federale è sotto l’occhio del ciclone, la sua gestione è da tempo oggetto di critiche da parte dei club e della politica. Molti volevano le sue dimissioni e quelle dell’allora c.t. Roberto Mancini dopo la mancata qualificazione ai mondiali svolti in Qatar. Il rimanere attaccato alla poltrona lo ha reso inviso a stampa, opinionisti, tifosi. Lo schierarsi di parte nei problemi con la giustizia della Juventus è stato un ulteriore modo per perdere consensi davanti all’opinione pubblica, assetata di giustizia sportiva. Il nuovo caso delle scommesse che vede coinvolti i calciatori è un altro boomerang sulla gestione Gravina. Addirittura il numero uno della Figc è stato attaccato dal ministro Matteo Salvini:  «Alla luce di quanto è accaduto e sta emergendo nel calcio italiano tra scommesse, doping, fallimenti sportivi, problemi infrastrutturali e televisivi, crisi economiche: cosa deve accadere ancora per rivoluzionare la guida del movimento? È sempre più necessario un radicale cambiamento a partire dalle dimissioni del Presidente Gravina».
Subito dopo è arrivato il commento del senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, che in qualità di responsabile sport del partito ha parlato, a torto o a ragione, a nome di chiunque ne faccia parte: «Il calcio italiano ha necessariamente bisogno di un’opera auto riformatrice e il fenomeno delle scommesse rappresenta solo la punta di un iceberg di un sistema contraddistinto da tempo da negatività ed episodi che ne dimostrano l’inefficienza. Verifichiamo se vi siano le condizioni di un commissariamento della Figc da parte del Coni». Gabriele Gravina, parecchio infastidito, si è difeso in silenzio, lasciando che altri della sua “coalizione di governo federale” scendessero in campo per evidenziare come «la Figc sia gestita in maniera idonea» (Abete, LND), come questi siano «attacchi strumentali e indecorosi» (Ulivieri, Asso allenatori) e come «non sia il tempo delle divisioni e del catastrofismo» (Marani, Lega Pro). Il vicepresidente Calcagno, numero uno dell’Assocalciatori, ha inoltre aggiunto che «se i partiti davvero tengono al calcio italiano e alla Nazionale si preoccupino piuttosto di cancellare il decreto crescita, una norma penalizzante nei confronti degli azzurrabili». Agli attenti osservatori non sfuggiranno questioni personali forse in sospeso da anni (Paolo Marcheschi di FdI fu sconfitto da Gravina nelle elezioni in Lega Pro a dicembre 2015) e di equilibri interni all’Esecutivo. Forza Italia, con il ruolo attivo di Claudio Lotito (che pochi giorni fa disse «Gravina è protetto dal Pd»), ha avuto notevole voce in capitolo nelle nomine di Sport e Salute; Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno scelto invece Andrea Abodi alla guida del ministero (non un politico ma un tecnico comunque vicino alla premier) e la Lega, oggi capofila del “movimento no-Gravina”, è l’unica del triumvirato a essere rimasta senza poltrone. La Figc, tra l’altro, ritiene di aver già fatto molto in termini di formazione per i giovani legata ai rischi della ludopatia e anche riguardo alle norme, molto più severe rispetto alla legge italiana (che prevede al massimo una multa per le scommesse illegali). Ovviamente la prevenzione non è mai abbastanza. E alla luce di questo malcostume diffuso, c’è bisogno di un intervento ancora più deciso anche della Federazione. E’ evidente che eventuali dimissioni dell’attuale numero uno federale sarebbero un toccasana per tutto il movimento calcistico.

di Cristiano Mezzi
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